Isola di Kere

 

Faro di Punta Sophia Psuke Baia della Vera Finzione Rocca Grotta della Memoria

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Kere è un sito, cioè un luogo. Essendo un sito web il luogo è virtuale, un’ isola che non c’è, raggiungibile per vie che sono tecnologicamente misteriose anche a chi le percorre. Un’isola ove le correnti portano e straccano sulla riva idee, storie e immagini che hanno qualcosa in comune sotto una apparente diversità: ‘Kere’ infatti, leggo nel dizionario etimologico Devoto Oli, è radice di ‘crescere’, ‘creare’ e poi ‘nutrire’. Questa radice dagli effetti così ricchi la si trova nell’area baltica, greca ed armena. E naturalmente nell’isola, ove le idee e le storie nutrono, fanno crescere e creano a loro volta altre idee. Tutti materiali che vengono attratti da Kere, luogo sicuro (?) di pericolosi incontri.

Le spiagge dell’isola sono tre.
Psukè, dove attraccano le barche che portano psicologia nelle forme più diverse: lì si troveranno la psicosintesi di Roberto Assagioli e l’etnopsichiatria, l’antropologia e le psicologie altre.
Nella Baia della vera finzione arrivano i mercanti di storie; scrittori, poeti, saggisti, contrabbandieri e bugiardi per vizio o per mestiere.
Sotto il faro di Punta Sophia c’è una grotta sulla spiaggia di sassi, ove una volta vivevano degli eremiti: per questo lì si trovano scritti di spiritualità, di meditazione, dalle diverse tradizioni sapienziali.

Gli amici del Signore dell’isola vengono ricevuti nel salone degli ospiti della Rocca, ove possono presentare i doni e dimostrare i loro meriti.
Naturalmente nella Rocca c’è una splendida sala d’armi ove si praticano le arti marziali, tra cui la più bella, essenziale per il mestiere di corsaro: la scherma. Il mio padrone nonostante l’età si picca di essere ancora un valente schermitore, e a me tocca farlo vincere.

Non si può impedire alle acque di mischiarsi, l’acqua è indisciplinata e non rispetta i confini, se ne infischia delle linee che le autorità governative tracciano, dicendo “qui non si può”. Anche le idee sono nell’aria, e il vento notoriamente è piuttosto indisciplinato. Quindi si troveranno i tarocchi accanto alle riflessioni accademiche, le poesie con i racconti di viaggio, obbligati dal Signore dell’isola a sedersi allo stesso tavolo.

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La scherma non è un gioco

Questo libro cerca di rispondere ad alcune domande che si snodano da una riflessione più ampia sulla scherma: è uno sport? è un’arte marziale? è una via di crescita personale? Quando ci si sfida in un combattimento con un’arma, infatti, non si sta solo giocando o praticando uno sport ma si ha a che fare con livelli più profondi del proprio relazionarsi con l’altro: da un punto di vista simbolico si tratta sempre di una questione di vita o di morte.

Andrea Bocconi, psicologo psicoterapeuta, ci propone letture diverse di questa disciplina che pratica agonisticamente da tutta la vita. È convinto che si tratti dell’arte marziale dell’Occidente e argomenta in questa direzione attraverso confronti con le discipline orientali, aneddoti relativi alla pratica della scherma, interviste ai campioni, conducendo il lettore a una riflessione che parte sì da questo sport per giungere a uno sguardo maggiormente consapevole della propria crescita spirituale.

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